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La Distrazione: l’esigenza di liberare la mente

“Quando la mente si incanta…ogni prodigio è possibile”

R.A. Schwaller De Lubicz

 

L’esigenza di liberare la mente

La parola distrazione ci porta, quasi automaticamente, a dare, del termine, un giudizio negativo. Distrazione come sviamento del pensiero dalla realtà oggettiva. Pertanto la persona distratta è quella che non appare ancorata alla realtà, quasi vivesse in un altro mondo, lontano dai problemi reali, dalle esigenze contingenti. L’impulso che, nel corso della nostra vita, riceviamo in continuazione dai genitori, dai maestri, dai nostri superiori è quello di non distrarci per non perdere il contatto con la realtà delle cose.

Ma la distrazione è anche sinonimo di svago, evasione, intesi come fuga dal quotidiano ovvero ricerca di un momento di distacco dalla routine ordinaria del nostro lavoro, del nostro studio, della nostra normalità. Già dalla lettura delle due diverse caratterizzazioni del termine distacco si avverte come la prima individui un comportamento vissuto in modo razionalmente e logicamente teso a controllare il succedersi delle cose, con attenzione e totalità, per non lasciarsi sfuggire il loro dominio. E’ l’atteggiamento del pensiero controllore, della mente sentinella, di un’attività cerebrale attenta ad evitare possibili fuoriuscite oltre il proprio raggio di vigilanza. L’imput ricorrente è: nulla mi deve sfuggire, tutto è sotto controllo. La seconda caratterizzazione si ricollega invece ad un concetto di fantasia, di irrazionalità, di distacco guidati da un pensiero che rompe le barriere della realtà ed evade verso il mondo “ magico” dell’inconsapevole, del sogno ad occhi aperti, dell’immaginario. Come conciliare due caratteristiche così antitetiche, così contrastanti ma, nel contempo così talmente necessarie da richiedere, da un lato, la motivazione della loro sussistenza e dall’altro la soluzione per consentire una loro interattività? Se, come essere intellettualmente superiore, devo essere presente in ogni luogo ed in ogni momento che vivo avendo coscienza e consapevolezza di quello che accade intorno a me, è anche vero che la mia psiche ha una caratteristica (che è anche una necessità) che supera i limiti della logica e della razionalità: la possibilità di fantasticare di giorno e di sognare di notte. Ed è nell’equilibrio tra questi due atteggiamenti (esserci/non esserci) che noi possiamo e dobbiamo bilanciare il nostro essere presente  ed il nostro evadere lasciandoci guidare, volta per volta, dallo spirito della ragione e dalla ragione dello spirito. Tutto questo per eliminare o meglio (utilizzando il termine che poi di fatto siamo abituati ad usare per definire la situazione) per allentare le tensioni che nel corso di un certo periodo di tempo andiamo via via accumulando. Ecco allora lo svago come antidoto alla fatica, l’evasione come reazione alla normalità del quotidiano, il fantasticare come momento di abbandono della mente rispetto all’esigenza razionale di essere sempre, comunque, dovunque, presenti. Ma, attenzione: l’esigenza razionale dell’essere sempre, comunque, dovunque, presenti può essere fortemente dannosa in quanto necessita di una costante e forte tensione comportamentale che, se prolungata, è a rischio elevato di stress. E allora, quando è necessario, occorre evadere.

Liberando la mente e consentendole di uscire dalle tensioni, entrando consapevolmente nel mondo dell’inconscio e da questo, spontaneamente, facendoci guidare. E la distrazione non diventerà, allora, solo un momento fisico e temporale ben definito e strutturato come un periodo di ferie, una partita a tennis, un cinema, una gita o un viaggio di piacere; non sarà solo un momento di bilanciamento di un altro ben definito periodo di studio, di lavoro, di affaticamento psico-fisico bensì costituirà la base di un nuovo modus vivendi dove l’evasione mentale nutrirà la nostra mente, il nostro Io irrazionale, e li porterà a vagare nel tempo e nello spazio nutrendosi di sogni, di fantasie, di magia e di ….. libertà.

GERRY CHIRO’, Naturopata

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